Se sei un hater questo articolo non fa per te. Nessuno mette in discussione i grandi meriti del gioco: ambientazione coraggiosa, grande grafica, gameplay divertente, distruzione ambientale super. Tutti fattori che hanno portato a un bel boom di vendite e di player giocanti, almeno nei primi mesi. Ma quando una buona fetta dei giocatori, soprattutto i veterani, rimpiange ancora i capitoli precedenti allora è giusto fare qualche riflessione. Inoltre, stiamo assistendo a un continuo calo dei player giocanti su tutte le piattaforme: su PC, da gennaio ad aprile 2017 meno 50% (sul picco). Un altro segnale di allarme.
Dopo sei mesi dall’uscita del gioco, vogliamo chiederci: va tutto bene? La domanda è retorica, la risposta è chiaramente “no, non va tutto bene”, come in qualsiasi gioco. Ci sono sempre numerosi dettagli da sistemare, bug ed errori da parte di chi ha progettato il gioco. E’ normale. Non vogliamo annoiarvi con una lista di precisi difetti di mappe, armi, mezzi e fanteria. Vogliamo andare più a fondo e capire se Battlefield 1 ha l’anima di un “vero Battlefield”.
Che cos’è un vero Battlefield allora? Una risposta precisa non c’è, ma ci sono i pareri dei veterani, chi conosce Battlefield da anni e ha giocato a vari titoli della serie. Questi giocatori sono i depositari dell’anima del gioco. Sappiamo benissimo che la DICE è in lotta perenne con se stessa per coniugare questi due aspetti: lo spirito originale della serie e le esigenze di un gioco moderno che deve piacere in ogni caso e vendere molto. Ma ci chiediamo: dove ci sta portando questa lotta?
Quello che vi presentiamo in questo articolo, dunque, è un elenco di cosa non va in Battlefield 1, di cosa ha perso rispetto allo spirito originale della serie. Per capirlo abbiamo sentito il parere di diversi giocatori veterani. Tutti riconoscono gli aspetti positivi di Battlefield 1 ma in pratica concordano su alcuni importanti aspetti che vogliamo illustrarvi.
Abbiamo intervistato quattro giocatori che vi presentiamo: DearMax (youtuber italiano, gioca da Bad Company2, PC e PlayStation), Cardegn (gioca da Battlefield 3 su PC), TeKnar (player competitive console e poi PC, da Battlefield 3). I loro pareri sono stati confrontati e integrati con le opinioni dello staff di Battlefield Italia Net, prestando anche attenzione al parere dei più importanti Youtubers internazionali che seguono Battlefield da tempo. Abbiamo individuato 5 elementi fondamentali da analizzare.
Level Design: Controverso
Da Battlefield 4 in poi più o meno tutti i veterani hanno notato un cambiamento nel design delle mappe: sono diventate enormi, più caotiche, senza grandi coperture sul terreno e con una tendenza “circolare”, come fossero delle arene. Su Battlefield 1 la DICE, dopo aver ascoltato almeno in parte il parere della community, ha cercato di cambiare rotta ma il risultato lascia dei dubbi. Possiamo dire che il level design è ancora troppo aperto, le mappe sono progettate per ospitare diverse modalità di gioco ma non sono ottimizzate per nessuna di esse. La DICE è stata attenta a introdurre più elementi ambientali che possano fornire copertura ai giocatori, ma non basta. E’ facile notare come la modalità Rush sia stata penalizzata e come la Conquest con 64 player generi confusione. Non è un caso che la nuova modalità Operations sia molto apprezzata proprio perché impone un ordine al gioco, come faceva la Rush da Bad Company 2 in poi.
Se con la memoria torniamo alle mappe di Battlefield 2, Battlefield 3, Bad Company 2 e altri titoli della serie, non possiamo non chiederci “ma perché?”. Una risposta c’è e, secondo noi, va cercata nel tentativo di fare concorrenza all’eterno rivale Call of Duty.
Gameplay: Troppo Casual
E’ un aspetto particolarmente evidente che si discosta nettamente da tutti i Battlefield precedenti. I designer hanno voluto “livellare” il gameplay introducendo dei meccanismi per ridurre la differenza di abilità (skill) tra i giocatori (un esempio è la gestione del recoil). Durante una partita ci sono troppi eventi non controllabili dal giocatore e c’è una rilevante dose di fuoco indiretto (come mortai e spam di granate). La dimensioni delle mappe e la tendenza circolare del map design contribuiscono a generare situazioni di gioco troppo spesso imprevedibili e quindi sostanzialmente casuali. Se proprio vogliamo dirla tutta, anche le variazioni meteo eccessive introducono una variabile che ha un impatto sensibile sul gameplay. Per non parlare del Behemoth, idea certamente nata da buone intenzione ma che, al lato pratico, può portare a situazioni sgradevoli. Infine, è nostra opinione che 64 player non siano la scelta ottimale per le mappe presenti nel gioco. Ci sono troppi giocatori sul campo. Nei precedenti Battlefield i server da 64 player erano riservati a mappe enormi, la media andava da 32 a 48 player.
In conclusione, ci sono tanti elementi nel gameplay che, sommati, introducono una forte componente casuale con l’intento di livellare il gioco. E’ come se tutto ciò privilegiasse una esperienza individuale “isolata” dando poco spazio alla strategia di squadra o alle abilità personali. Si intuisce che l’obiettivo è sovrastimolare il giocatore con una overdose di elementi nel gameplay (anche in questo caso c’è l’ombra di Call of Duty, per certi versi). Siamo sicuri che sia la scelta giusta a lungo andare?
Gestione Server, Community e Competitive: Incompleta
La gestione (ancora) incompleta dei server e degli aspetti community è un altro elemento cruciale che distanzia Battlefield 1 dai precedenti capitoli. La decisione della EA di gestire in proprio tutti i server si è trasformata in un flop: i clan non comprano i server, ci si affida soltanto a quelli “ufficiali”. E’ scomparsa quindi la personalizzazione dei server di gioco, un elemento che arricchiva l’esperienza di gioco e che permetteva a ogni giocatore di trovare le soluzioni che più amava.
I clan, elementi fondanti di ogni community e garanti della longevità di un titolo, vedono nel game server il proprio “territorio”, un fattore che rafforza il legame tra il gioco e la community e che, per Battlefield 1, a conti fatti, si sta dimostrando più debole del previsto. A questo scenario si aggiunge la tardiva introduzione della gestione dei platoon, un altro elemento ponte tra gioco e clan che è mancato per troppi mesi. Battlefield 3, con il Battlelog, è stato forse il miglior Battlefield di tutti i tempi da questo punto di vista e, secondo noi, andava imitato fin dall’inizio.
Infine parliamo delle competizioni: Battlefield 1 è il primo titolo della serie a non essere neanche preso in considerazione per i tornei a causa di alcune mancanze tra cui, la più grave, è stata l’impossibilità di mettere delle password ai server di gioco per i primi 6 mesi dall’uscita del gioco. Il competitive si è dimostrato uno dei fattori più importanti per garantire longevità e coinvolgimento in un gioco ma Battlefield 1 non ha ancora offerto nulla da questo punto di vista.
Classi: Troppo Settorializzate
Gli intervistati concordano su questo aspetto: le classi di gioco sono troppo limitate e settorializzate. Le armi in dotazioni vincolano in modo piuttosto netto l’efficacia di una classe a una determinata situazione di gioco rendendo molto complicato cavarsela in situazioni impreviste, anche usando una risorsa utile come la skill individuale. Tutto ciò può creare frustrazione e poi anche un po’ di noia. Certamente nessuno vuole un’arma tuttofare ed è giusto che le classi siano ben specializzate premiando così il team play. Ma se scegliere una classe o un’arma specifica diventa troppo spesso, alternativamente, una condanna a morte o un vantaggio eccessivo allora qualcosa non quadra.
L’adattabilità di un’arma e di una classe in generale è un fattore estremamente importante che premia la skill individuale ma rende anche il gioco più vario e divertente. I precedenti Battlefield davano alle singoli classi più chance di quante ne dia Battlefield 1.
Contenuti e Personalizzazioni: Limitate
Battlefield 1 ha voluto semplificare i contenuti del gioco come la personalizzazione delle armi. Forse la DICE ha capito che si era spinta troppo oltre con Battlefield 4 e questo poteva disorientare i giocatori. Ma un eccesso di semplificazione, sicuramente anche condizionato dall’ambientazione scelta per il gioco (ma non deve essere un alibi!), può alla lunga creare disaffezione, “stufare” se vogliamo usare un termine chiaro e semplice. E’ un punto controverso, sinceramente non riteniamo che questo aspetto sia un problema grave ma è presente. Non dimentichiamo che Bad Company 2 aveva possibilità di personalizzazione contenute eppure è rimasto nel cuore di tutti i veterani. Come mai?
Più importante invece è la gestione della politica dei DLC, i contenuti aggiuntivi. Siamo certi che la DICE e la EA stesse si sono accorte di aver sbagliato. Il gioco è uscito con 10 mappe ufficiali, una aggiuntiva per tutti e poi il resto all’interno dei DLC (tardivi) accessibili a pagamento. Questa politica divide la community e, storicamente, ha sempre portato al fallimento degli stessi DLC. La EA è corsa ai ripari, permettendo, periodicamente per alcuni giorni, di giocare sulle nuove mappe se si entra in partita in lobby con un player premium. Questa soluzione aiuta ma non risolve il problema.
Conclusioni
“Battlefield 1 è un gioco che piace ma non affeziona”. E’ quest’ultima la frase che meglio sintetizza il nostro pensiero. Chi ha partecipato alle interviste e alla stesura dell’articolo è un appassionato della serie Battlefield: ama il gioco e rispetta il lavoro fatto dalla DICE. Al tempo stesso però vuole che Battlefield non perda l’anima durante il suo cammino. Ci rendiamo conto che le vendite sono fondamentali e che i gusti dei player cambiano con il tempo ma vogliamo stimolare la DICE a restare “coraggiosa” e fedele ad alcuni principi di base che hanno sempre contraddistinto la serie.
Un grazie a chi ha collaborato a questo articolo. Se siete d’accordo o avete idee diverse lasciate pure un commento. E seguiteci sui social, perché il tema sarà approfondito anche con dei video!
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