Battlefield V è stato ed è tutt’ora un cantiere aperto, abbiamo avuto in mano una early release e di conseguenza non abbiamo mai scritto una review e il giudizio finale è sempre stato sospeso. E’ giunto ora il momento di tirare le somme. Abbiamo individuato almeno 16 problematiche che hanno seriamente compromesso il gioco nell’arco di questo primo anno di vita. Prima però diamo uno sguardo alla storia recente di Battlefield perché una parte dei problemi odierni ha una radice nel passato.
Disclaimer: questo articolo, un po’ lungo, è rivolto ai veri appassionati della serie (i veterani) e a quei giocatori curiosi che magari conoscono il gioco da poco ma vogliono analizzare i dettagli. E’ un articolo dedicato a chi ama Battlefield, non è fatto per gli haters e cerca di essere il più possibile obiettivo. Questo blog è nato dalla community PC di Battielfield diversi anni fa e non è mai stato pensato per replicare le news della EA ma per fare approfondimenti ragionati e per promuovere le attività della community italiana. In quest’ottica va letto l’articolo. Buona lettura.
Girarci intorno è inutile: qualcosa è andato storto e sta andando storto da alcuni anni. Possiamo affermare che il gioco ha raggiunto l’apice con Battlefield 3 e da lì in poi è cominiciata una discesa con vari scossoni che ci ha portato fino al “caos” di Battlefield V.
Sì, il termine chiave di tutta questa storia è prioprio “caos”. C’è caos nella DICE, c’è caos nella gestione dell’esperienza di gioco, caos nel progetto e, infine, c’è caso nel gioco stesso. La DICE ha perso un po’ la bussola del progetto da vari punti di vista, spinta probabilmente dal desiderio impellente di cambiare sempre e cambiare tutto ogni volta e dalla fretta della EA di fare tanti soldi. La situazione non è disastrosa, non è vero che il gioco è ingiocabile, ha i suoi lati positivi e varie potenzialità, ma è innegabile che ci siano diversi problemi oggettivi che stanno deteriorando nel tempo la qualità del gioco e del brand Battlefield.
Come prima cosa smarchiamo alcuni punti fondamentali che caratterizzano il brand Battlefield. Punto primo: è un gioco unico che nessuno è riuscito ad imitare. Il suo format originale è ben pensato e si è ricavato uno spazio di tutto rilievo nel panorama del gaming mondiale. In secondo luogo la DICE ha dimostrato di avere capacità tecniche di sviluppo del motore grafico notevoli, lo si è capito meglio con l’introduzione dell’engine grafico Frostbile, con l’ambiente distruttibile, con le variazioni atmosferiche, con la dimensione delle mappe e con la ricca varietà di mezzi e fanteria presente sul campo. Un bel vanto per la tecnologia made in Europe. Terzo, sono stati capaci di migliorare nel corso degli anni il feeling e l’importanza del gioco di fanteria e di trovare un equilibrio notevole con il gameplay dei mezzi e di far quadrare il tutto con due modalità di gioco principali sempre divertenti e con la giusta dose di adrenalina (Conquest e Rush). Bravi davvero.
Insomma una bella posizione di vantaggio che ha permesso a Battlefield di non avere di fatto rivali, di essere considerato un gioco “classico”, di entrare nell’olimpo del gaming accanto a nomi come Call of Duty e Counter Strike. Notevole.
Se guardiamo alla storia del gioco, Battlefield non ha mai sfornato episodi identici, ha sempre rinnovato la formula sia dal punto di vista grafico che dal punto di vista del gameplay. Almeno fino a Battlefield 3, c’è stato un cambiamento controllato e sempre migliorativo. D’altronde, a ben vedere, i giochi classici come COD e CS sono sempre “uguali a se stessi”, cambiano poco e Battlefield si è permesso il lusso di cambiare un po’ di più senza perdere la bussola. Ma da Battlefield 4 in poi sono iniziati i problemi di varia natura che possiamo brevemente analizzare.
Partiamo dal tempo lasciato alla DICE dalla EA per sviluppare il gioco. Abbiamo capito tutti che è stato troppo poco. Lo si è visto bene con Battlefield 4 che è uscito in una condizione inacettabile con numerosi bug, soprattutto di netcode. La DICE si è impegnata a sistemare il gioco e ha avuto la corretta idea di coinvolgere i giocatori in un ambiente di test (il CTE su PC), ma ha impiegato parecchio tempo per arrivare a un buon risultato. Battlefield 4 ha poi mostrato un altro evidente problema, questa volta nel gameplay. Prima di tutto mappa e modalità non “giravano” bene assieme, soprattutto in Rush, dando un’esperienza di gioco scadente. Inoltre, per la prima volta, si è notato un gameplay più simile a uno stile di gioco “arena” che alla solida linearità dei capitoli precedenti. Il design delle mappe tendeva a una forma di circolare, aumentando a dismisura le opzioni di movimento sul campo (nelle mappe urbane) e i punti di visibilità da lontano (nella mappe più aperte). Tutto ciò ha introdotto una buona dose di casualità che spesso si accompagnava a spam di esplosivi e gadget di vario tipo.
Perché quindi tutti questi problemi di gameplay? Mentre possiamo ritenere che il cattivo rapporto tra la modalità Rush e le mappe in cui era stata sviluppata fosse il risultato di un errore di progettazione o di poca cura rivolta ai test, sicuramente la casualità e l’effetto “arena” erano stati introdotti per scelta progettuale. La conferma la abbiamo avuta con Battlefield 1, un gioco sviluppato meglio di Battlefield 4 dal punto di vista tecnico ma che presentava gli stessi problemi di gameplay: caos e spam. Intendiamoci, c’erano spam e stalli anche su Battlefield 3 e Bad Company 2, ma soltanto in certi momenti della partita e in certe zone della mappa. Battlefield 1 è stato un gioco originale, coraggioso e sicuramente anche divertente ma è innegabile che era caratterizzato da spam e gameplay caotico. Vi invitiamo a rileggere le precedenti recensioni fatte: qui e qui. Avevamo fatto un sondaggio tra i veterani della serie e i risultati erano molto chiari e non serve aggiungere altro sull’episodio ambientato nella WW1.
Quindi perché questa scelta di progetto? Siamo nel campo delle ipotesi, ma la prima è che da Battlefield 4 in poi la DICE e la EA abbiano tentato di rincorrere COD che a sua volta ha virato verso uno stile arena più congeniale al pubblico console. Certamente il giocatore è continuamente stimolato ma siamo sicuri che tutto questo alla fine sia la scelta giusta per un gioco come Battlefield?
Arriviamo ora a Battlefield 5. Era lecito aspettarsi che la DICE, consapevole dei problemi introdotti con i capitoli precedenti, avrebbe trovato vari rimedi. Ci è riuscita? Diciamo di no, anzi accanto ad alcuni problemi già emersi prima si sono aggiunte nuove e anche più profonde problematiche nonostante un apprezzabile sforzo nel rendere il gameplay un po’ più tattico del solito e nel correggere lo spam (obiettivi questi in parte raggiunti). Analizziamo ora i vari problemi enumerandoli, cercando di restare sempre oggettivi.
- Il gioco è di nuovo uscito con vari bug al punto che può essere classificato come un “early access”. Questi bug non sono stati sistemati in pochi mesi, come di solito accade, ma o sono peggiorati o sono stati introdotti altri bug al posto di quelli risolti. Questa situazione è andata avanti per almeno 9 mesi. La causa probabile è il rinnovo del team di sviluppo del gioco che, a quanto pare, si è dimostrato inesperto e confusionario.
- Errori sistematici nel processo di sviluppo software, come l’introduzione di nuovi bug o la loro mancata soluzione iterata nel tempo, vogliono anche dire che i responsabili del team di sviluppo non sono all’altezza del proprio compito. Non si tratta soltanto di mancanza di tempo, il protrarsi dei problemi nei mesi è una chiara indicazione di problemi nel management e nei processi interni a una azienda.
- Si sono evidenziati chiari errori di marketing nel presentare il gioco (ad esempio il video di lancio e le conferenze) nelle settimane prima della realease e hanno compromesso le vendite iniziali.
- Possiamo anche dire con certezza che dietro a questi errori di marketing c’è un problema di concetto: da un gioco ambientato nella WW2 ci si aspetta che sia rispettoso e classico, non “alternativo”. Battlefield V è stato presentato come alternativo, senza riportare nessuna mappa che riproponesse i classici scenari bellici ben noti a tutti e puntando molto sulla personalizzazione dei personaggi con appendici di dubbio gusto (ricordiamoci le protesi…). In queste condizioni il gioco è risultato poco coinvolgente e quasi dissacrante: non c’era nessuna immedesimazione nel conflitto.
- Lo scenario peggiora ancora se andiamo a vedere il gameplay. La modalità Rush, colonna portante degli ultimi Battlefield, è scomparsa per riapparire solo come modalità a tempo per un paio di settimane in tutto in quasi dodici mesi di gioco. Ancora oggi a nessuno è chiaro il perché dato che la modalità Front Line/Prima Linea è stata ritirata per mancanza di giocatori e la modalità Operations non trova il riscontro sul campo che aveva con Battlefield 1.
- Il gameplay sulle altre modalità si è rivelato spesso caotico (vedasi la modalità Breakthrough/Sfondamento) evidenziando serie pecche di progettazione delle mappe come l’eccessiva apertura che permette il controllo a distanza di obiettivi e spawn usando armi mal equilibrate o mezzi come artiglieria da campo.
- Il numero dei giocatori sempre testardamente impostato a 64 anche in mappe e modalità che chiaramente non lo potevano gestire adeguatamente. E’ piuttosto facile vedere come un numero di giocatori più contenuto, per esempio 48, migliorerebbe l’esperienza di gioco, garantendo anche un maggior numero di FPS su ogni piattaforma.
- Davvero discutibili sono anche i mezzi di terra: poco coinvolti nel gameplay, sempre lontani e lenti, non contribuiscono al godimento dell’esperienza di gioco classica a cui siamo abituati dai Battlefield del passato. I mezzi erano sempre lo strumento più utile per impostare le migliori tattiche di gioco e ribaltamenti di fronte anche nelle mappe più grandi, usando non solo il potere di fuoco ma anche la rapidità di movimento. Niente di tutto questo su Battlefield V.
- La visibilità dei personaggi sulla mappa è sempre stata complicata, si confondevano nell’ambiente in un modo che superava le intenzioni iniziali dei progettisti di conferire un aspetto più tattico al gameplay. Ancora oggi, dopo undici mesi e varie patch, la situazione non è ottimale.
- Sono state introdotte nel tempo una miriade di armi dubbie, supponiamo nel tentativo di far dimenticare la mancanza di nuovi contenuti e di intrattenere i giocatori con la promessa di sbloccare una buona arma “lamer”.Difficile non notare il problema con le MG dei supporti, molto efficaci e troppo facili da usare a media e lunga distanza, e diverse di esse anche negli spazi stretti. Per non parlare delle numerose patch che hanno modificato il comportamento di varie armi quasi sempre nella direzione di renderle più “disturbanti”.
- La scelta di introdurre armi “situazionali” cioè molto adatte a certe situazioni di gioco ha creato le condizioni per spam e gioco statico. Ad esempio in Rush, modalità lineare, si conta che circa il 50% di ogni team è composto da MG in tutte le mappe non urbane. In una mappa chiusa come Operation Underground abbiamo invece spam di shotgun come mai si è visto prima nei precedenti capitoli. Ci sono poi le armi a colpo singolo e i fucili da cecchino che per loro natura invogliano a fare un gioco statico e lontano dagli obiettivi. Il risultato è un gameplay molto distante da quello dei precedenti capitoli e più “egoista”. A differenza del passato il gameplay non è più basato su armi “centrali”, come SMG e fucili d’assalto, c’è più variabilità sicuramente ma a discapito dell’equilibrio di gioco generale.
- La questione del TTK/TTD è stata davvero controversa. Mentre il problema legato al TTD è una questione classificabile come bug, la scelta del TTK è una questione di progetto. Il TTK di Battlefield 5 non è in assoluto sbagliato, ma se combinato con altre situazioni che si generano durante il gioco allora diventa un elementro di frustrazione. Per esempio, un TTK basso combinato con varie MG nel team avversario su una mappe tendenzialmente aperte e con una modalità di gioco quasi lineare genera una esperienza di gioco sgradevole per ovvi motivi. Ricordiamo che anche su Bad Company 2 c’erano varie MG in dotazione al medico ma il TTK era più alto e non ci si poteva distendere. Non sono dettagli di poco conto.
- Purtroppo la lista non è ancora finita. Come anticipato, sono state introdotte pochissime nuove mappe, con tempi di rilascio veramente lunghi, e quanto promesso inizialmente dal marketing non è stato rispettato. Le mappe di Battlefield V sono complesse e artisticamente notevoli, ma non sono pienamente compatibili con un gameplay efficace. C’è stata una scissione progettuale tra l’estetica di una mappa e la sua funzione pratica.
- Il mancato rilascio dei server privati dopo il lancio del gioco ha creato problemi alle community di gioco (clan, multigaming, gruppi di amici etc) che da sempre sono l’anima di Battlefield. Ciò ha impedito anche il crearsi di nuove comunità e di tornei amatoriali e non, contribuendo ulteriormente alla disaffezione al gioco. A distanza di un anno ancora non ci sono i server privati. E’ sorprendente come si sia passati da una situazione quasi perfetta e rispettosa della community con Battlefield 3 (e il suo Battlelog) al totale abbandono (anche Battlefield 1 ha avuto i server privati con ampio ritardo). Siamo davvero sicuri che queste scelte, sicuramente fate in base a ragionamenti economici, rafforzino l’appeal del brand nel medio e lungo termine? Perché buttare via le soluzioni ideate per il Battlefield precedente ogni santa volta?
- L’assenza di autobilanciamento dei team durante una partita e la mancanza di un matchmaking che si basi sulla skill dei giocatori è un altro elemento inspiegabile e che ha una conseguenza sistematicamente negativa sull’esperienza di gioco di quasi ogni partita contribuendo pesantemente al sentiment negativo di un giocatore. La questione è molto semplice: di norma i giocatori del side perdente sono i più frustrati, quindi tenderanno ad abbandonare il match e a squilibrare ulteriormente la partita per i giocatori restanti. Posto che non c’è alcun sistema che rimescola i giocatori, il side più vuoto sarà riempito da giocatori nuovi in cerca di un match ed è quindi molto probabile entrare in una partita nel side perdente creando così ulteriore frustrazione sui giocatori che, questa volta, sono appena entrati in partita. E’ un classico esempio di ciclo vizioso che si autoalimenta e contribuisce a generare partite dove si perde brutalmente o si vince brutalmente (per chi ha la fortuna di essere nel side vincente). L’assenza di matchmaking o balancing basato su skill poi fa il resto. Difficile giustificare questa situazione. Perché? Quale erudito pensiero ci sta sfuggendo ed è invece chiarissimo alla DICE? Perdonate il sarcasmo.
- In generale possiamo anche dire che tutta la gestione live dell’esperienza di gioco è discutibile, con modalità introdotte per pochi giorni che premiano il caos invece di un gioco un po’ più pulito e ragionato, con gli obiettivi settimanali che spingono i giocatori a giocare per se stessi per sbloccare l’ennesima arma discutibile.
A distanza di un anno dall’uscita del gioco la situazione è migliorata sotto l’aspetto dei bug, ma i restanti problemi restano perché dipendono dalla qualità del progetto che è, in ultima analisi, molto discutibile. Questo Battlefield V ha del potenziale e degli elementi positivi che lo contraddistinguono, la giocabilità nella modalità Conquest (a parte alcune mappe) è buona, ma l’esperienza globale risultante lo rende un gioco non così divertente e poco attraente se paragonato ai predecessori. Molti hanno puntato il dito sui bug o sulla mancanza di contenuti ma la verità è che ci sono problemi di concetto e di progetto, lo ribadiamo. La grafica e le capacità del motore grafico sono straordinarie, è un piacere per gli occhi, ma il tutto è mal amalgamato con il map design e le modalità di gioco. Siamo molto distanti dalla qualità raggiunta, ad esempio, con la modalità Rush in Bad Company 2 e Battlefield 3, per non parlare dell’esemplare giocabilità di Battlefield 2 in ogni sua mappa. Sinceramente siamo distanti anche dal divertimento che poteva dare Battlefield 1 in varie occasioni.
Riassumendo, se guardiamo tutto il quadro in prospettiva, notiamo che da Battlefield 4 in poi ci sono state delle precise scelte progettuali che hanno cambiato lo stile di gioco di Battlefield e che hanno generato una serie di problematiche comuni a ogni capitolo. Non possiamo affermare che il gioco sia cambiato in meglio, anzi i fatti e il sentiment dei giocatori confermano che la magia che ha accompagnato il gioco fino a Battlefield 3 è ora scomparsa.
In conclusione la DICE deve essere più semplice e non cercare inutili complicazioni ne tanto meno gettarsi in battaglie ideologiche. Deve tornare alla semplicità e alla linearità del passato, pur garantendo la giusta dose di innovazione. Innovare non vuol dire perdere l’anima in un vortice di caos, mappe mal progettate, modalità di gioco mal congeniate e armi lamer. La DICE e la EA devono ricordarsi che Battlefield è già un gioco nell’olimpo degli FPS e non ha concorrenti diretti, e questa è una chiara posizione di vantaggio, va sfruttata.
Sta per uscire Call of Duty Modern Warfare la cui beta ha dimostrato essere solido e divertente, coerente anche con il suo passato e con un maggiore accento tattico. Non crediamo che la modalità da 64 giocatori di Call of Duty possa essere una minaccia per Battlefield, ma è la prima volta che COD attacca ai fianchi Battlefield nel momento in cui quest’ultimo è debole. Speriamo che tutto ciò serva da esempio e che ponga fine a questa confusione che ha caratterizzato la nostra amata serie Battlefield negli ultimi anni (e a dire il vero anche gli ultimi Call of Duty).